L’entrata in vigore del regime EPR per il tessile potrebbe portare a triplicare i volumi di raccolta, quindi i rifiuti da gestire. Un impegno notevole per una filiera che sta cercando di strutturarsi, ma anche una sfida per i Produttori chiamati a rendersi responsabili – attraverso i sistemi collettivi come il consorzio Ecotessili – della gestione del rifiuto generato dai beni immessi sul mercato.
In attesa di conoscere target e modalità operative (la bozza di decreto attuativo è ancora in fase di discussione), un’interessante riflessione viene offerta dallo studio “Scenari di medio termine per la gestione dei rifiuti tessili post-consumo in Italia”, che è stato presentato in occasione dell’ultima edizione di Ecomondo. Realizzato nell’ambito del Partenariato Esteso MICS (Made in Italy Circolare e Sostenibile), finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU, in collaborazione con Next Technology Tecnotessile società nazionale di ricerca r.l., fornisce un primo dato sugli effetti che avrà l’introduzione della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) in Italia, tracciando un quadro dei volumi che la filiera potrebbe trovarsi a gestire tra qualche anno.
Il primo dato che emerge riguarda la raccolta urbana dei tessili: tra il 2024 e il 2030 l’Italia dovrebbe passare dalle attuali 160 mila tonnellate di rifiuti tessili raccolti a circa mezzo milione. Questo significa un +300% in termini assoluti, passando da una percentuale del 12 a oltre il 30. Non stupisce questo balzo in avanti anche perché oggi la raccolta differenziata dei tessili viene svolta un po’ a macchia di leopardo sul territorio nazionale, su input dei singoli Comuni e delle municipalizzate, oppure affidata alle iniziative delle imprese sociali. E uno degli obiettivi dell’EPR è proprio incrementare il dato di raccolta.
Sul fronte dell’immesso la ricerca fa alcune stime di minima e di massima: oggi sono 1,4 milioni le tonnellate di prodotti tessili immessi sul mercato, nel 2030 potremmo superare il milione e mezzo se non addirittura avvicinarci a 1,7 milioni di tonnellate, con una crescita di circa il 14% in soli sei anni.
Ma lo studio fa un passaggio ulteriore: va ad analizzare la gestione del raccolto. Oggi, il 60% segue un percorso di preparazione al riuso mentre una tonnellata su tre viene avviata a un percorso di riciclo. Sono 14 mila le tonnellate di rifiuti tessili che vanno a smaltimento. Nella proiezione (minima) a sei anni, lo studio prevede una raccolta urbana che sfiorerebbe le 500 mila tonnellate, ovvero il 32% dell’immesso. Di queste, almeno il 70% finirebbe nei circuiti di riuso e riciclo, alimentando così filiere virtuose. A smaltimento andrebbe il 22% di quanto raccolto.
In ogni scenario, vengono comunque previste circa 100 mila tonnellate di tessili, provenienti sia dal riuso sia dal riciclo, destinati all’esportazione verso Paesi del terzo mondo.
Il lavoro svolto pone non solamente l’attenzione sulla reale capacità dell’intero sistema di gestire questi flussi, ma richiama i Produttori a un ruolo di primo piano. Ruolo che Ecotessili, il consorzio nato nell’alveo del Sistema Ecolight (hub dedicato alla gestione dei rifiuti cui fanno riferimento anche i consorzi di produttori Ecolight, Ecopolietilene ed Ecoremat, oltre alla società di servizi Ecolight Servizi) ha sempre posto come punto di riferimento. Essere proattivi per Ecotessili significa partecipare al cambiamento, individuando le scelte migliori per guidare il passaggio all’EPR, senza subirlo.