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Nuove professioni, sostenibilità ed EPR tracciano la strada nel settore tessile

Il cammino verso la sostenibilità del settore tessile porta nuove figure professionali e nuove opportunità di lavoro. Assolavoro Datalab ha stimato che possono essere quasi 73 mila le posizioni che si apriranno da oggi al 2027. Nella ricerca realizzata dall’Associazione Nazionale di Categoria delle Agenzie per il Lavoro (APL), infatti, sono state individuate ben 19 famiglie di profili professionali e oltre 40 etichette professionali in forte crescita. Come dice l’associazione “per fare fronte alle esigenze del mercato nei prossimi tre anni, il sistema moda italiano necessiterà di 72.900 nuovi occupati nelle figure, tra le altre, di pianificazione e controllo, ricerca e sviluppo, produzione, qualità, marketing e comunicazione, logistica e supply chain”. In particolare, per la sostenibilità nel settore Moda, vengono indicate le figure del Sustainability Manager e il Circular Economy Specialist. “Ad integrare la sostenibilità nelle loro competenze anche i lavoratori in ambito marketing e comunicazione, produzione, logistica e product management”.

La spinta alla transizione ecologica, dettata dalle politiche europee ma anche da una sempre maggiore sensibilità da parte dei consumatori, passa dalla necessità di trasformare il sistema produttivo “puntando su prodotti tessili più durevoli e riciclabili, con un ampio utilizzo di fibre riciclate e fabbricate senza sostanze pericolose e nel rispetto dell’ambiente”, si legge in un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore. In questo percorso si inserisce anche l’avvio di un sistema di gestione dei prodotti tessili a fine vita centrato sulla responsabilità estesa del produttore – EPR, per il quale è già in prima linea Ecotessili, consorzio nato nell’ambito del Sistema Ecolight che si è posto fin da subito al fianco dei produttori.

Per le imprese della moda, il prossimo futuro parla “green”. Si tratta di un comparto che in Italia presenta due caratteristiche: da una parte c’è la posizione di leader in Europa, dall’altra c’è l’estrema frammentazione delle realtà produttive. In pieno stile italiano, le PMI dominano. L’articolo del Sole 24 Ore, citando sempre il rapporto di Assolavoro e Datalab, parla di “una struttura produttiva polverizzata”,  dove “sul piano numerico predominano le imprese in forma singola o libero professionale o autonoma (54,3%), insieme alle società di persone che rappresentano il 12,4% del totale. Le restanti imprese sono suddivise tra società a responsabilità limitata (31%) e società per azioni (1,6%)”. Così anche sul fronte occupazionale dove le aziende al di sotto dei 50 dipendenti assorbono oltre il 60% degli occupati.

In un quadro caratterizzato dalle realtà medio piccole, Ecotessili può essere il punto di approdo per affrontare quella transizione green che oggi non è più rinviabile.