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Ue: dal Parlamento la richiesta di un’industria dell’abbigliamento più green

Porre fine alla cosiddetta “fast fashion” e aiutare i consumatori a fare scelte più eticamente responsabili e sostenibili. Questa la richiesta che eurodeputati hanno presentato alla Commissione e ai paesi dell’Unione Europea. Il Parlamento ha infatti adottato le raccomandazioni per la strategia europea per il tessile sostenibile e circolare, con 600 voti a favore, 17 contrari e 16 astensioni. Il testo – spiega una nota – chiede che i prodotti tessili venduti nell’Unione siano più durevoli, più facili da riutilizzare, riparare e riciclare. La loro produzione dovrebbe rispettare i diritti umani, sociali e del lavoro, l’ambiente e il benessere degli animali lungo tutta la catena di approvvigionamento. Il Parlamento ha inoltre chiesto che siano fornite ai maggiori informazioni per fare scelte sostenibili e che sia vietata la distruzione dei prodotti tessili invenduti nella prossima revisione del regolamento sulla progettazione ecocompatibile. Gli eurodeputati vogliono regole chiare per fermare il greenwashing da parte dei produttori, attraverso, ad esempio, il lavoro legislativo in corso relativo all’empowerment dei consumatori nella transizione verde e alla regolamentazione delle dichiarazioni verdi.

Il Parlamento chiede inoltre che la prossima revisione della direttiva quadro sui rifiuti includa obiettivi specifici distinti per la prevenzione, la raccolta, il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti tessili.

In una dichiarazione durante la sessione plenaria, seguita da una serie di interventi da parte di gruppi politici, la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha celebrato il Decimo anniversario del crollo della fabbrica di abbigliamento Rana Plaza in Bangladesh, che ha ucciso 1.134 persone. Ha ricordato che questo disastro è stato un campanello d’allarme per il mondo occidentale, compresa l’Ue, che ha la responsabilità di «riconoscere le conseguenze di mettere le preferenze dei consumatori per l’abbondanza e l’accessibilità davanti alla moderazione e alla sostenibilità».