Qualche numero sui rifiuti tessili è importante darlo. Perché, a fronte dell’obbligo italiano già in vigore dal 2022 ma in attesa dei decreti attuativi, e di quello europeo che dovrebbe arrivare con l’inizio del 2025, i tessili sono la grande – e nuova – sfida che le imprese si troveranno ad affrontare. La strada è già stata tracciata: al settore tessile sarà applicata la Responsabilità Estesa del Produttore che attribuisce a chi immette per la prima volta sul mercato la responsabilità di gestire anche il fine vita di quel dato prodotto.
Ma quale è la situazione?
Un primo dato lo si può ricavare dal Rapporto Rifiuti Urbani di ISPRA 2023 che analizza i numeri dell’anno precedente. Nel documento l’Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente fissa la raccolta differenziata della frazione tessile a circa 2,7 kg per abitante, in leggera crescita rispetto al 2021 (2,6 kg) , ma una grande disparità a livello geografico. Guardando alle sole città, spicca il dato di Venezia (4,4 kg / abitante); Bologna e Firenze superano i 3,6 kg, mentre Milano e Roma si attestano rispettivamente a 2,9 e 2,4.
Per dare un numero sul quadro generale, in Italia la produzione complessiva di rifiuti urbani si è attestata a circa 493 kg per abitante.
Il dato della raccolta differenziata non esaurisce il valore della produzione di rifiuti tessili. Sempre ISPRA, in una sua analisi di qualche anno prima, stima che il 5,7% dei rifiuti indifferenziati sia composto da rifiuti tessili. Si tratterebbe di circa 663mila tonnellate/anno destinate a smaltimento (discarica o incenerimento) che invece potrebbero essere, in grande parte, riutilizzate o riciclate.
Il consumo medio pro-capite di prodotti tessili in Europa nel 2020 è stato di circa 6 kg di abbigliamento, 6,1 kg di tessili per la casa e 2,7 kg di calzature (EEA 2022). Si stima che annualmente vengano raccolte separatamente tra 1,6 e 2,5 milioni di tonnellate (Mt) di tessili post-consumo, cioè tra 3,6 e 5,7 kg pro-capite. Gran parte dei rifiuti tessili raccolti è destinata al riutilizzo (tra il 50 e il 75%) all’interno dell’UE o esportata verso i mercati esteri. Quello che residua viene prevalentemente riciclato ma principalmente in prodotti di qualità inferiore. Si stima infine che circa 4 Mt di rifiuti tessili finiscano nei rifiuti urbani indifferenziati avviati a smaltimento (incenerimento o discarica) (EEA 2021).
A livello europeo, la European Environment Agency (EEA) parla di una raccolta media dei rifiuti tessili negli stati membri di circa il 12%; per l’Italia il dato è leggermente superiore: 14% (dato 2020).
Il consumo medio pro-capite di prodotti tessili in Europa nel 2020 è stato di circa 6 kg di abbigliamento, 6,1 kg di tessili per la casa e 2,7 kg di calzature (EEA 2022). Si stima che annualmente vengano raccolte separatamente tra 1,6 e 2,5 milioni di tonnellate di tessili post-consumo, cioè tra 3,6 e 5,7 kg pro-capite. Gran parte dei rifiuti tessili raccolti sarebbe destinata al riutilizzo (tra il 50 e il 75%) all’interno dell’UE o esportata verso i mercati esteri.
Davanti a questi numeri, diventa importante fissare degli obiettivi realistici. Cosa che si attende dalle decisioni di Europa e MASE.