Pene più pesanti e inasprimento delle sanzioni per chi danneggia l’ambiente. Entra in vigore il 20 maggio 2024 la nuova Direttiva (UE) 2024/1203 del Parlamento Europeo e del Consiglio sulla tutela penale dell’ambiente, alla quale gli Stati membri sono chiamati a conformarsi entro due anni (21 maggio 2026). La nuova normativa si propone di migliorare l’efficacia dell’accertamento e del perseguimento dei reati ambientali. Perché una condotta costituisca reato ambientale, l’azione illecita deve essere intenzionale o commessa per grave negligenza.
Tra i nuovi reati introdotti, figurano lo scarico, l’emissione, l’immissione di sostanze potenzialmente nocive per l’ambiente e la salute, così come i reati relativi alla gestione dei rifiuti. Vengono introdotti inoltre i cosiddetti “reati qualificati”, ossia le condotte che causano la distruzione di un ecosistema di dimensioni o di valore ambientale considerevoli o di un habitat all’interno di un sito protetto.
Secondo la Direttiva, i reati ambientali commessi da persone fisiche e rappresentanti d’impresa saranno punibili con la reclusione, a seconda della durata, della gravità o della reversibilità del danno. Tutti i trasgressori saranno tenuti a risarcire il danno causato e ripristinare l’ambiente danneggiato, oltre a corrispondere possibili sanzioni pecuniarie. Per le imprese l’importo dipenderà dalla natura del reato. Gli Stati membri potranno decidere se perseguire i reati commessi al di fuori del loro territorio.
Il nuovo assetto normativo richiederà alle imprese un adeguamento del proprio Modello di organizzazione, gestione e controllo e dei sistemi di gestione delle segnalazioni in materia di whistleblowing, al fine di conformarsi ai principi e alle disposizioni previste dalla normativa europea.